Valchiavenna

Chiavenna, reparto maternità: il punto sulla raccolta firme

"Aspettando la deroga per il nostro nosocomio, pare che la nostra ASST voglia peggiorare la situazione"

È passato più di un mese dall'avvio della raccolta firme per salvare il reparto maternità dell'ospedale di Chiavenna, dopo che su i social era stato lanciato l'appello dal gruppo "Iniseme per l'ospedale di Chiavenna- reparto ostetricia e ginecologia" con l'hastag #iosononatoachiavenna diventato ormai virale.

Ma a che punto è la raccolta firme? Ecco la risposta di Pamela Persenico, una delle fondatrici del gruppo:

«Prima di darvi notizie ufficiali sui numeri ci teniamo a fare alcuni ringraziamenti: il primo grazie va Silvia Gaspani (con i super auguri per la nascita di Anna) che ha reso noto quanto stava accadendo, dando il via a tutto questo "movimento", un altro grosso grazie va a Katia Pinna (auguri per l'arrivo della tua piccola a settembre) Silvia Nesossi (benvenuta Martina) la nostre fantastiche segretarie, Laura Gaspani la nostra efficientissima consulente, a cui ci siamo rivolte per ogni nostro dubbio legale, grazie alle amministrazioni comunali per l'aiuto e il sostegno dimostratoci, grazie a tutti i 70 esercizi pubblici che si sono resi disponibili per aiutarci con la raccolta, a tutte le persone che ci hanno fatto da tramite per ricerca, trasporto e recupero firme e a tutti i più di 4000 cittadini che hanno messo la loro firma per questa giusta causa!»

Ed ora qualche notizia più "tecnica". 

«Aspettando la deroga per il nostro nosocomio sulla legge Lorenzin riguardante i punti nascita con meno di 500 parti l'anno, pare che la nostra ASST, al posto che cercare di migliorare i servizi affinché questa deroga venga appunto concessa, sembra quasi che voglia "peggiorare" la situazione!

Infatti, da qualche tempo a questa parte, ci troviamo con un organico ridotto, senza un primario stabile (il primario di Sondrio, allo stato attuale, è da noi solamente un giorno alla settimana per ambulatori) e con l'impossibilità, a causa delle direttive aziendali, di effettuare parti cesarei programmati e parti indotti

(oltre che per gravidanze discutibilmente considerate a rischio per lievi patologie) nel nostro reparto. Questo, ovviamente, porta non pochi svantaggi e difficoltà, oltre al nostro personale, ma condiviso, pensiero che possa essere la mossa iniziale per chiudere prima il reparto e poi tutto l'ospedale (ricordiamo che senza il punto nascite non avremmo più anestesisti e rianimatori h24)!

Pensiamo ad esempio a qualche giorno fa quando per il maltempo la strada era chiusa a Verceia: come avrebbe potuto una donna incinta recarsi in un altro ospedale? Sia che fosse stato per recarsi a fare un cesareo programmato ora, sia che avesse un'urgenza ginecologica nel momento in cui il nostro presidio non esistesse più? Mettiamoci poi anche nei panni dei medici che lavorano oggigiorno nel nostro reparto maternità: sono costretti a poter attuare, forse, la metà delle competenze che gli spettano... Con che animo possono recarsi al lavoro? Inoltre, come già detto, sono sottoposti a turni piuttosto estenuanti, e questo, da quanto ci è stato detto, è dovuto al fatto che non si riesce a trovare nuovo personale.

Nonostante pare ci sia la volontà di assumere, in quanto è stato fatto un concorso per assunzione a tempo indeterminato, dopo 5 anni che non ne venivano fatti, non credete che la cosa sia più che giustificata? Oltre a doversi spostare in un ospedale di una piccola cittadina, i nuovi dottori, non potrebbero fare nemmeno le cose basilari per cui hanno studiato. Oltretutto, inevitabilmente, anche i parti fisiologici iniziano a spostarsi volontariamente verso altri ospedali.

Per concludere, ci teniamo a sottolineare, che, se come crediamo, molte di queste manovre sono fatte per aumentare l'affluenza di pazienti a Sondrio, questo non funzionerà! La maggior parte di noi se si trovasse a dover scegliere dove andare, perché impossibilitate a rimanere a Chiavenna, di certo non andrebbe a Sondrio ma piuttosto a Lecco per comodità, servizi offerti ed efficienza!»