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Tra ritardi e disagi, in viaggio sulla Lecco-Como: il racconto di una pendolare

Faccio da pendolare da ormai cinque anni, ho frequentato l'università a Milano, ogni giorno mi sono svegliata con il pensiero che non sarei mai riuscita ad arrivare in tempo a lezione. Partivo alle 7,17 per arrivare puntuale alla prima ora di lezione, che iniziava alle 9. Ho sempre detto grazie al quarto d'ora accademico, al professore in ritardo e ai compagni ritardari. Penso di non aver mai odiato così tanto la tecnologia fino al momento in cui hanno iniziato a inserire registro elettronico, dopo dieci minuti scattava l'assenza.

Sono soppravvisuta a questi cinque anni, divertendomi e correndo a più non posso sulle scale di centrale.

Pensavo di essere sfortunata, il treno in ritardo, i pranzi sul treno, i treni cancellati fino a quando decisi di iniziare a lavorare a Cantù. Per chi non ci è mai stato a Cantù, è un piccolo paesino vicino a Como, non stiamo parlando del terzo mondo stiamo parlando di uno dei paesi che ha sviluppato l'artigianato italiano. Dove hanno sede grandi aziende, in queste aziende qualcuno ci dovrà pure lavorare, una di queste sono io. Per arrivare a Cantù ci sono due modi, la macchina e prima di salire devi fare una breve carrellata dei santi su cui dovrai fare affidamento o il treno, due tratte dirette al giorno (Lecco- Como) oppure a orari non ben definiti e con un cambio treno a nella ridente Molteno. Ma non è questo il problema, ci si abitua ma soprattuto ci si organizza.

Faccio questa premessa perchè vorrei mettervi a conoscenza sulla gestione della stazione di Lecco per i disabili e della tratta LECCO-COMO.

Perchè vi dico questo? Vi faccio fare un gioco.
Una mattina vi svegliate e magicamente non ci vedete più anzi vi semplifico la cosa, vi alzate caderte e vi rompete una gamba. I primi giorni potrete stare a casa in malattia, ma poi qualcuno vi chiederà di tornare al lavoro e dovrete andare a prendere il treno per Milano/Bergamo/Sondrio. Il treno sarà sicuramente sul binario 2/3/4.

Ora la domanda importante. In che modo raggiungerete il binario 2/3/4? La stazione di Lecco è dotata di un solo ascensore e serve solamente per scendere nella 'navata' che porta ai binari, poi quando sei lì sono problemi tuoi, perchè vi dico questo?
Perchè per arrivare al binario esiste solamente una modalità: le scale.

Mi dite ora chi ha dato i permessi per la realizzazione di questo progetto? A memoria, non tanto tempo fà è stata ripensata la stazione, forse erano già vigenti le regole contro le barriere architettoniche, ripeto FORSE.

Ora invece tiriamo le fila sulla tratta di TRENORD Lecco-Como, ogni mattina sono obbligata a prendere il treno delle 7.51 da Lecco per Cantù. Dico obbligata in quanto ci tengo al mio portafoglio e alla mia salute mentale, fatela voi la superstrada Milano-Lecco al mattino. Come me ci sono altre persone che ogni mattina si alzano e sperano che il treno non sia stato soppresso. Perchè è l'unico che c'è! Con me c'è anche A. , che non è vedente, ma più di noi ha spirito di iniziativa e una grande voglia di lavorare e ogni giorno, da dieci anni, fa la tratta Lecco-Merone. Fa tutto ad occhi chiusi, scusate il gioco di parole ma noi ci scherziamo perchè se dovessimo iniziare ogni mattina con i broncio non andremmo da nessuna parte. Faccio un piccolo focus su A. perchè è la prima persona che ho conosciuto quando ho iniziato il mio pendolarismo (trattiamolo come una mattia grave) a cui ho chiesto informazioni e la prima persona che è in grado di aiutati, prima ancora di essere aiutata.

Oggi però eravamo pronte sul binario 2, ricordate cosa ho scritto prima sulle barriere architettoniche della stazione e aggiungete il fatto che il treno è stato soppresso alle ore 7.30.
Non ci hanno dato motivazioni ci hanno solo detto che la tratta sarebbe stata sostituita da un bus. Un bus sostitutivo che non era ancora partito dal deposito e che avrebbe dovuto fare tutte le fermate da Oggiono a Lecco per poi recuperare noi malcapitate alla stazione di Lecco. A che ora sarebbe arrivato quel bus? Non ci pensiamo alle persone che devono andare a lavorare? Sono molto perplessa.

Abbiamo così deciso di iniziare il nostro viaggio verso Merone per A. e io per Cantù, cercando di avvicinaci il più possibile al traguardo. Siamo quindi salite sul Besanino (Lecco – Molteno- Milano), a Molteno avremmo capito meglio come muoverci verso il nostro posto di lavoro, nel frattempo erano le 8.10 (il Besanino, non ci ha fatto mancare nulla e siamo partite con 5 minuti di ritardo. Cinque in più cinque in meno che differenza fà, tanto dobbiamo solo andare a lavorare). A Molteno, per fortuna il treno è arrivato al primo binario la passerella tra i binari era gelata e pericolosa per me pensate per A., il personale di Trenord non ci ha dato informazioni anzi si è lavato le mani del problema rientrando nei loro uffici. Appunto una cosa, ci conoscono, ci vedono ogni giorno alle 17.30 quando cambiamo il treno per arrivare a Lecco. Si chiama coscienza, a quanto pare l'hanno in pochi. Se il personale addetto si lava le mani, noi in qualche modo abbiamo dovuto fare. Abbiamo quindi chiesto al personale dell'azienda di A. di venirci a prendere a Molteno.

Un signore gentilissimo e disponibile (avevamo già fatto questa tiritera, quella volta però A. aveva dato un passaggio a quattro persone che Trenord aveva gentilemente lasciato in mezzo ai binari a Valmadrera), ci ha raggiunto a Molteno e ci ha portato a Merone, dove ad attendermi c'era una mia collega.

Concludo dicendo solo che sono arrivata al lavoro alle 9.30 ed ero in giro dalle 7.30, ho dovuto scomodare due persone quando potevo benissimo essere indipendente come mi piacerebbe essere tutti i giorni in quanto pago ogni mese un biglietto mensile che mi consente di avere un servizio di cui ho bisogno. Meditiamo anche su una frase che ci è stata detta in stazione a Lecco "Il primo binario è per le persone disabili" allora non capisco perchè il treno arriva sempre al binario 2 e non c'è nessuno ad aiutare le persone che ne hanno bisogno, ricordandovi che A. prende lo stesso treno da dieci anni.

Meditiamo gente, meditiamo e troviamo una soluzione.

Jessica