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Più posti di lavoro per i lecchesi: mancano gli operai specializzati

I dati analizzati dalla Uil del Lario concordano con le richieste più volte arrivate dal mondo imprenditoriale

Repertorio

Nel Lecchese ci sono più posti di lavoro a disposizione, ma la richiesta relativa agli operai specializzati non viene soddisfatta. Sono due dei dai che emergono dallo studio relativo alla domanda di lavoro delle imprese a febbraio 2023 messa a confronto con il medesimo periodo del 2022. Secondo quanto analizzato sulle rilevazioni del sistema informativo Excelsior realizzato Unioncamere in accordo con Anpal, nelle province di Como e Lecco nel febbraio 2023 viene messo in evidenza un aumento dell’offerta di lavoro di lavoro delle imprese: si parla di 750 unità in pià per le aziende comasche e di 340 per quelle lecchesi:

  • Lombardia: 83.470 in valore assoluto, rispetto al 2022 +14.170: di cui +3.370 industria e + 10.800 servizi;
  • Como: 3790 in valore assoluto, rispetto al 2022 +750: di cui +190 industria e +570 servizi;
  • Lecco: 2100 in valore assoluto, rispetto al 2022 +340: di cui +60 industria e +280 servizi.

Le prospettive occupazionali nel febbraio 2023 confermano un trend in crescita nel corso degli ultimi anni, a partire da Como che nel febbraio 2022 che aveva visto poste in essere 1.200 offerte di lavoro in più rispetto al 2021 e per finire con Lecco che nel medesimo arco temporale del 2022 aveva visto registrare proiezioni segnate dall’indice positivo di un + 710.

Ancora una volta i dati confermano che il contratto a termine - determinato o altri contratti con durata predefinita - è quello maggiormente prediletto dalle aziende: in aumento a Lecco (+1%, 71% previsto rispetto al 70% di febbraio 2022), così come a Como (+2%, 74% previsto rispetto al 72% dell’anno precedente):

  • in Lombardia sono previste assunzioni al 25% con contratti a tempo indeterminato, al 5% di apprendistato;
  • a Como sono previste assunzioni al 20% con contratti a tempo indeterminato, al 6% di apprendistato;
  • a Lecco sono previste assunzioni al 24% con contratti a tempo indeterminato, al 5% di apprendistato.

I settori dove si manifestano maggiori assunzioni a tempo indeterminato sono:

  • a Como l’industria manufatturiera con il 34%;
  • a Lecco il medesimo comparto ma con il 41%.

Viceversa i due settori con una minor previsione di utilizzo di forme di contratto stabili sono, in entrambi i territori, quelli del turismo e dei servizi alla persona.

Mancano gli operai specializzati

Le figure professionali più ricercate in valore assoluto in provincia di Como sono gli esercenti e gli addetti nelle attività di ristorazione (510 unità), seguiti dal personale addetto ai servizi di pulizia (340 unità). Per quanto riguarda il territorio lecchese, emerge un macrodato che comprende gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine (880 unità) fra cui spiccano, per numero di richieste da parte delle imprese, i fonditori, gli operai per produzioni metalliche e minerali e quelli addetti all’assemblaggio di prodotti industriali.

Non si attenua, invece, il problema legato all’aumento dei rapporti di lavoro di tipo precario: “La nuova manovra di bilancio non ha evidentemente offerto le condizioni perché questo avvenisse”, spiega Dario Esposito, subcommissario Uil Del Lario.

Altro elemento riguarda i contratti di apprendistato, una modalità di assunzione rivolta ai giovani: si registra un generale aumento in Lombardia, ma a Lecco si assiste a una lieve flessione:

  • Lombardia: 5% di assunzioni previste con contratto di apprendistato nel 2023, +1% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2022;
  • Como: 6% di assunzioni previste con contratto di apprendistato nel 2023, +2% rispetto allo stesso periodo dell’ anno 2022;
  • Lecco: 5% di assunzioni previste con contratto di apprendistato nel 2023, -1% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2022. 

“Imprese in difficoltà nel trovare lavoratori”

“I dati complessivamente danno prova di un trend positivo negli ultimi anni in quanto a richiesta di figure lavorative, trend non confortato tuttavia dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato. A Como si assiste a un arretramento dei contratti stabili con una flessione dal 34% in quanto a quelli previsti a febbraio 2021 per passare al 28% del 2022 e raggiungere il 26% del 2023. Lecco, in modo speculare, risente di questo passo indietro e passa anch’essa dal 36% di entrate stabili previste a febbraio 2021 al solo 29% del 2023. Altro indice da tenere sott'occhio è la diminuzione prevista, per il mese di riferimento, dei contratti di apprendistato nella provincia di Lecco, flessione che se considerata congiuntamente al dato che vede il 35% dei nuovi ingressi destinato agli under 30 porterebbe quindi a valutare sotto una precisa luce il divario fra domanda e richiesta occupazionale. In 48 casi su 100 a Como e 50 su 100 a Lecco le rilevazioni prevedono difficoltà delle imprese a reperire il personale necessario al loro fabbisogno produttivo. Ecco, nei settori per i quali, questo mismatch risente di un’alta percentuale di incidenza della mancanza di candidati non si può non sollecitare tutti gli attori economici e istituzionali coinvolti a puntare, sostenere, scommettere sulla stabilità dei rapporti lavorativi. La buona occupazione che passa dalla valorizzazione, nella sua forma retributiva, contrattuale, di crescita formativa e professionale, del lavoratore deve essere considerata – nel 2023- un discrimine nelle scelte che la persona disoccupata compie nel proporsi in un mercato o l’altro del lavoro. Pertanto diventa fondamentale, in ogni tavolo di confronto, puntare il focus sulla buona occupazione anche, e soprattutto, per la concorrenza del vicino mercato del lavoro elvetico e dell’ Area Metropolitana di Milano. Occorre inoltre ragionare su forme di welfare integrativo aziendale che possa consentire al cittadino di riuscire a fronteggiare tassi d’inflazione a due cifre e costi fissi (quelli delle utenze domestiche) sempre più onerosi. A queste criticità, inoltre, si sommano quelle in itinere con l’approvazione del provvedimento del governo che ha cancellato, de facto, quanto previsto dall’art. 121 del DL Rilancio, una scelta che riguarda il superbonus e che nella sola Lombardia rischia di mettere in ginocchio 12 mila imprese e 75 mila lavoratori oltre, come è palese, le consequenziali ricadute sui comparti della filiera produttiva”.


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