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Lunedì scattano le nuove misure, Brivio: «Non è un "liberi tutti". Montagna? Non c'erano indicazioni precise»

Il primo cittadino in un videomessaggio alla cittadinanza lecchese: «La riapertura avverrà previo coordinamento con il Soccorso Alpino, i gestori dei rifugi e le associazioni»

Virginio Brivio, a destra, con il Prefetto Michele Formiglio

Lunedì 4 maggio scatteranno, in tutta Italia, i nuovi provvedimenti previsti dal Dpcm firmato da Giuseppe Conte, premier, nei giorni scorsi. Le misure previste saranno "soft" e porteranno alla riapertura di alcune attività, a una maggior circolazione delle persone e alla possibiltà di poter effettuare sport a livello individuale. Nel Lecchese sono stati parecchi, fino all'emissione delle ordinanze comunali, gli interrogativi legati alla possibilità di recarsi in montagna: in alcune località è stata consentita, mentre a Lecco il sindaco Virginio Brivio ha optato per il "no".

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«Sentieri? Manca una direttiva precisa dall'alto»

Dall'inizio della pandemia nella città capoluogo hanno perso la vita circa cinquanta persone, mentre seicento sono state messe in quarantena. A riferirlo è stato il sindaco Virginio Brivio, che ha parlato, nel pomeriggio di sabato 2 maggio, attraverso un videomessaggio, ricordando di non abbassare la guardia con l'entratà in vigore delle misure meno restrittive. «Abbiamo chiuso la ciclabile Caviate-Pradello - ha aggiunto - perchè non garantirebbe il distanziamento previsto dalla normativa. Abbiamo concordato la non riapertura con il sindaco di Abbadia Lariana, Azzoni». Per quanto riguarda i sentieri «mancavano precise indicazioni dall'alto. Non sappiamo ancora se possiamo vincolare la riapertura solo ai cittadini lecchesi: riaprire senza questa certezza, avrebbe significato gestire un flusso significativo di persone su camminamenti montani, ferrate e falesie. Abbiamo, inoltre, la necessità di fare manutenzione straordinaria dopo due mesi di chiusura forzata. La riapertura potrà avvenire previo coordinamento con il Soccorso Alpino, i gestori dei rifugi e le associazioni, poichè non vanno solo gli esperti in montagna. Due settimane di sacrificio in più valgono la pena».


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